giovedì 30 maggio 2013

Quando un cane ha la solfite...

 
 
Viene d'estate, coi primi caldi,
ma anche d'inverno
e pure nei periodi di passaggio,
è una malattia che può colpire in ogni mese dell'anno,
che può venire all'improvviso,
senza che al giorno prima ce ne fosse alcun sentore.
A volte dura mesi,
a volte viene a sprazzi, un giorno sì, e uno no.
E' la solfite.
E' quella oscura e rara malattia che colpisce i cani senza motivo.
Premetto che Keira, a differenza del povero Otto,
è un cane molto fortunato.
Lei durante il giorno non se ne sta a casa da sola,
e neppure relegata in cortile.
Nossignore, lei va in ufficio col suo papà,
dove li raggiungo a mezzogiorno per andare a pranzo o in palestra.
Ma ecco, succede a volte che una forte forma di solfite la contagi...
Avete presente quella scena straziante del film "Hachiko"?
Quella in cui il cagnolone rosso non vuole che Richard Gere vada al lavoro,
perché nel suo cuore sa che sarà colto da infarto,
e in tutti modi cerca di trattenerlo a casa
arrivando pure a portargli la pallina?
Ebbene, la solfite è quella malattia che spinge i cani
a reinterpretare quella scena ma rendendola ancora più drammatica.
Si sollevano sulle due zampe e vi fissano negli occhi piangendo e mugolando,
vi tirano gli orli dei jeans,
vi bloccano completamente l'accesso alla porta col loro corpo,
e se per caso riuscite ad aprire uno spiraglio,
escono sul pianerottolo e si sdraiano con aria decisa irremovibili.
Per nessuna ragione li convincerete a rientrare,
nè con le parole dolci, nè con i rimproveri.
Loro si limiteranno a guardarvi con gli occhi tristi e le orecchie basse,
ma tenaci ed irremovibili come se ne andasse della loro vita
...o della vostra.
Alle prime manifestazioni di questa sindrome chiamata prima "la solfa"
e in seguito "solfite",
ci siamo un po' preoccupati e ci siamo limitati a saltare il pranzo e la palestra
per capire cosa ci fosse di così grave nel nostro uscire,
ma col susseguirsi di queste scene drammatiche
abbiamo deciso di ignorarle.
Al ritorno dal nostro pranzo abbiamo sempre trovato Keira calmissima
e profondamente addormentata.
La solfite non dura molto infatti, solo dalle 11.40 alle 12.30.
Grazie all'orologino che ogni cane ha ben nascosto nella zampetta,
prima ancora che il padrone si sia messo il giubbino,
prima ancora che si sia alzato dalla sedia,
lui è già pronto davanti alla porta,
sbarrandola con aria di sfida.
Capita anche poi che il giorno dopo invece
la solfite non si ripresenti,
che il cane in questione continui a guardarvi tranquillamente dal suo lettino
senza neppure degnarsi di accompagnarvi alla porta..
E' una malattia subdola.

Questa tortina forse sarebbe una delle poche cose capaci di far vacillare un attacco di solfite,
ma vista l'abbondante presenza di latticini, ai cani non è permessa.
Alle persone (non intolleranti al lattosio) sì invece,
e anche ai celiaci.
E' particolarissima per 2 cose:
1) la pasta frolla (della maison Ladurée, mica pizza e fichi!!!) è particolare grazie alla farina di mandorle che le dà carattere. Premetto che non amo i dolci mandorlosi (tipo marzapane e caprese..a eccezione però dei macaron!!!), ma in questo caso il sapore di mandorla è delicato e per nulla fastidioso.
2) la crema.....oh la crema. Una vera rivelazione. Gli appassionati del binomio panna-fragole si ricredano: nulla sta bene come il mascarpone con le fragole!!
Non omettete per nessun motivo la panna: anche se poca da alla crema una consistenza pannosa e morbida eccezionale.
Altro consiglio: attenti! Potreste finirla a cucchiaiate, lasciando la crostata tutta nuda!!
Le fragole...beh..sono fragole.

Per questa ricetta ringrazio vivamente il blog banana-split, la cui ricetta ho riprodotto senza quasi nessun cambiamento (le farine senza glutine e poco altro), è perfetta così!!
Non potrei dirvi per quanti giorni si mantiene, perché a casa mia non è durata neanche 24h...



Crostata alle fragole e mascarpone (per una teglia da 24cm di diametro)
(ricetta da "dolce" di Ladurée postata da banana-split)
 

per la pastafrolla:
  • 120g burro
  • 70g zucchero a velo (io Zefiro senza glutine)
  • 25g farina di mandorle
  • 1 pizzico di sale
  • qualche semino di vaniglia (io ho usato un po' di estratto)
  • 1 uovo
  • 200g farina (per me 100g farina di riso e 100g mix Nutrifree)
  • 50-60g cioccolato bianco
Lavorare bene il burro in una ciotola con un cucchiaio di legno in modo da ammorbidirlo un po'.
Aggiungere lo zucchero a velo, la farina di mandorle, il sale, la vaniglia, l'uovo e la farina. Amalgamare prima con il cucchiaio e poi con le mani, ma velocemente per non scaldare il burro.
Formare un panetto e lasciarlo riposare in frigo per qualche ora (io l'ho lasciato tutta la notte).
Finito il riposo stenderlo con un mattarello ( io l'ho dovuto stendere coperto da un foglio di carta forno perché era un po' appiccicoso e continuavano a staccarsi pezzi sul mattarello) e foderare la tortiera (io ne ho usata una a cerniera leggermente imburrata). Bucherellare il fondo con una forchetta e ricoprirlo con un cerchio di carta forno, su cui versare dei legumi secchi per la cottura in bianco.
Cuocere a 170° per circa 20 minuti, poi togliere carta e legumi e continuare la cottura per 6-8 min.
Una volta raffreddata fondere a bagnomaria il cioccolato bianco, e con un pennellino in silicone spennellate il fondo della crostata (in modo che rimanga bella croccante, e non si inzuppi con la crema). Lasciate raffreddare in freezer per 5-10 minuti.

per la crema:           
(p.s. queste dosi sono quasi il doppio di quelle che effettivamente servono per la crostata, ma state sicuri che non ve ne avanzerà.)
  • 500g di mascarpone fresco
  • 60ml panna fresca
  • 100g zucchero semolato (nella ricetta originale erano 120, ma non la volevo troppo dolce)
  • 2 fogli di gelatina (senza glutine)
Ammollare la gelatina in acqua fredda per 10 min e poi strizzarla bene.
In un pentolino far bollire la panna con lo zucchero. Togliere dal fuoco e unire la gelatina, mescolando bene in modo da scioglierla tutta. Lasciar raffreddare.
In una ciotola ammorbidire bene il mascarpone con un cucchiaio di legno, in modo da renderlo lavorabile. Aggiungere quindi la panna con la gelatina e amalgamare bene.
Non assaggiate o la finirete!!!

infine:
  • 400g fragole fresche
Stendete generosamente la crema sul fondo della crostata e decorare con le fragole.
Le mie fragole, purtroppo, erano quasi tutte marce (sbuff!!) e ho dovuto arrangiarmi con quelle sane...

 

con questo dolce partecipo al contest Fragolando di Italian Passion


e al contest "I love red fruits" di alvearedelledelizie






 

lunedì 27 maggio 2013

i pancakes verdi e rosa che fanno sbavare il mio cane

In casa mia generalmente non si mangia pesce.
Io ne vado matta, sono una pescivora,
e se dovessero mettermi davanti una tagliata di manzo e una bella orata,
non avrei il minimo dubbio sulla scelta.
Purtroppo il consorte ha gusti diversi,
e oltre ad una pesante allergia ai crostacei,
non sopporta il pesce in generale.
Con un'eccezione: il salmone affumicato.
Dopotutto, a chi non piace??
E' buono, è fresco, ha quel saporino salato e stuzzicante
che lo rende irresistibile.
Purtroppo fa parte però di quei cibi su cui Keira si è convinta
di possedere un certa priorità...
Come tiro fuori la busta dal frigo,
prima ancora di aprirla,
lei mi si precipita addosso saltanto e sbavando da tutte le parti
elemosinandone qualche ritaglio,
che poi ingoia voracemente con un sonoro "glug".
E' in assoluto uno dei suoi cibi preferiti,
addirittura più della banana e dei biscotti,
anche se non raggiunge la vetta della panna montata
(sparata direttamente nelle fauci.. XD)..
Così, quando ho deciso di sperimentare questi pancake salati al salmone,
ho avuto un bel da fare per domare il cane salterino..

Mi sono ispirata ad una foto vista sul libro di Benedetta Parodi,
ma non mi convinceva la ricetta:
i pancake risultavano troppo sottili e fragili,
mentre secondo me il loro bello
è la consistenza gonfia, soffice e spugnosa.
Così, tanto per cambiare, ho fatto a modo mio..
Visto poi il periodo primaverile
(facendo finta di non notare il clima invernale fuori)
mi è sembrato d'obbligo utilizzare piselli freschi, non in scatola.
Mentre sgranavo tutti quei baccelli verdi, poi,
mi sembrava di ritornare bambina,
quando raccoglievo i piselli nell'orto del nonno,
e aiutavo mia nonna a sgranarli
assaggiandone uno per ogni baccello...

Alla fine, gli esiti della ricetta sono stati contrastanti:
a mio marito non sono piaciuti più di tanto,
mentre io li ho adorati.
Il sapore burroso dei piselli a mio avviso si sposa divinamente
con quello morbido e salato del salmone,
e la panna acida dà quel tocco asprino che bilancia bene il tutto..
Provateli e mi saprete dire!
 
Pancakes verdi e rosa
(per circa 10 pancakes)

  • 250g piselli freschi
  • 200g farina (senza glutine per me)
  • mezzo porro
  • 2 cucchiai yogurt magro
  • circa 100ml latte
  • 150ml acqua
  • 2 cucchiaini lievito di birra secco (senza glutine shaer per me)
  • mezzo cucchiaino di zucchero
  • sale
  • pepe
  • 2 uova (2 tuorli + 2 albumi)
  • burro chiarificato
  • olio extravergine
  • salmone affumicato
  • panna acida
Lessare per qualche minuto i piselli in acqua bollente, finché non saranno teneri e cotti.
Far rosolare il porro con poco olio in un pentolino e aggiungere i piselli, salando e pepando a piacere.


Mescolare in un bicchiere l'acqua (tiepida) con il lievito e lo zucchero, mescolando bene e lasciando riposare qualche minuto.
Versarlo poi in una ciotola ed unire la farina, i tuorli, lo yogurt, il latte e il sale (dovrebbe bastare mezzo cucchiaino, ma assaggiate per regolarvi), mescolando energicamente. Deve risultare un composto un po' liquido.
Frullare i piselli e i porri e unire anch'essi al composto.
Montare a neve gli albumi ed amalgamarli facendo attenzione a non smontarli.

In un pentolino (io per far prima ne uso due contemporaneamente) scaldare poco burro, versare una cucchiaiata di impasto e dare la forma tonda da pancake livellandola con il dorso di un cucchiaio.
Far rosolare bene da entrambi i lati.

Una volta pronti guarnirli con un cucchiaino di panna acida ed una rosellina di salmone.
Perfetti per un antipasto originale.

giovedì 16 maggio 2013

La fissa dei pancakes

Avete presente quei periodi in cui ci si fissa con un ingrediente o una preparazione,
e per un po' di tempo non si ha voglia di preparare altro?
Io ne ho spesso di queste fisse:
periodi in cui non mangerei altro che spinaci in tutte le salse,
altri in cui ho solo voglia di vellutate,
altri ancora in cui mi ero fissata con gli asparagi,
e ne compravo di continuo..
Ebbene, ora sono nel periodo pancakes!
Ne sto preparando un sacco
(non li mangio tutti io eh!!!!),
soprattutto il sabato a colaz-zzogiorno,
ma sono stati richiesti anche per cena...
E così, a furia di rosolare cerchietti di pastella nel pentolino,
mi sono chiesta: e se li facessi salati???
In fondo il pancake, con quella sua consistenza sofficiosa,
potrebbe essere un ottimo accompagnamento per..non so..
un bel piatto di affettati...
Detto, fatto.
Ho sostituito il lievito vanigliato,
ho aggiunto un po' di parmigiano,
e, su ispirazione del momento, abbondante rosmarino essiccato
(quello della mia pianta, anzi della mia siepe...).
Il risultato è stato spazzolato nel giro di pochi secondi,
accompagnato da mugolii e da gongolamenti vari,
e sono stati già replicati a gran richiesta varie volte.

 
Pancakes al parmigiano e rosmarino
(senza glutine)
(per circa 12 pancakes medi)
 
 
  • 200g farina senza glutine (non cambia molto da marchio a marchio...con quella di riso invece diventano abbastanza secchi)
  • 2 cucchiaini lievito di birra secco (senza glutine)
  • mezzo cucchiaino di zucchero
  • sale q.b.
  • 250ml latte (a temperatura ambiente)
  • 2 uova (2 tuorli + 2 albumi)
  • 20g parimigiano reggiano
  • abbondante rosmarino essiccato
  • pepe
  • burro chiarificato per il padellino
  • affettati a scelta
Far sciogliere il lievito nel latte con lo zucchero e lasciar riposare qualche minuto.
Unirlo alla farina e ai tuorli d'uovo mescolando bene. Unire poi anche il parmigiano, il rosmarino e, per ultimo, il sale (regolatevi a gusto).
Montare a neve gli albumi e amalgamare anch'essi alla pastella senza smontarli.
Sciogliere poco burro in un padellino, rovesciare una cucchiaiata di pastella e darle col dorso di un cucchiaio una forma tondeggiante.
Rosolare bene da entrambi i lati e ripetere l'operazione fino a che la pastella non sarà finita.

Io li ho accompagnati con dell'ottimo prosciutto crudo di Parma...mmm....



Con questa ricetta partecipo al contest di The Dreaming Seed:
 
e al contest di "La mia cucina improvvisata":
 
 
 
 


martedì 14 maggio 2013

Clafouteus moi!

 E' successo poco tempo fa.
Avevo iniziato a leggere "Julie & Julia" di Julie Powell.
Non è il mio genere di libro,
ma mi era piaciuto il film,
e mi era venuta voglia di leggere la storia da cui era stato tratto..
Bello? Mah...carino, ma non mi ha entusiasmato.
Anzi, a dirla tutta l'ho un po' odiata, lei...
Tuttavia, a sentir parlare di aspic, boeuf bourguignon, coq au vin, charlotte, ecc
ho sentito l'irresistibile impulso di cucinare francese.
L'idea era di preparare qualcosa di sfizioso,
ma senza passare una giornata intera sui fornelli
(anche perché ultimamente il tempo a disposizione è un po' quello che è..)..
Pensa e ripensa..
la scelta è caduta sul clafoutis.
Mai preparato, ma mi attirava tantissimo l'idea di questi cubotti
ripieni di frutta visibile solo dopo il taglio..
Wikipedia insegna:

Il nome deriva dall'occitano clafotis, dal verbo "clafir" che significa riempire, sottinteso "di ciliegie". Il clafoutis si è diffuso nel XIX secolo. Secondo Alain Rey il nome del clafoutis proviene dall'incrocio del verbo latino "clavum figere" che significa "conficcare un chiodo" nel senso di riempire, e di un derivato in "eiz" del verbo "foutre", "mettere, ficcare".
Esistono molte varianti, con diversi tipi di frutta, pere, mele, albicocche, pesche, mirabelles ed altri, anche con aggiunta di frutta secca. Esistono anche varianti salate, in cui al posto dello zucchero si mette formaggio grattugiato, ed al posto della frutta verdura cotta (funghi, spinaci, bietole, cavolfiori, ortiche). Un'ulteriore variante è di utilizzare, al posto della farina pane raffermo senza crosta bagnato di latte o succo di frutta. È un modo elegante di riciclare avanzi. Le signore che cucinano spesso clafoutis vengono chiamate "clafouteuses".

Come resistere alla tentazione di essere una Clafouteus???!!!
Visto che però non è ancora stagione di ciliegie,
ero indecisa sul ripieno.
Poi, a furia di pensarci,
ho avuto l'illuminazione:
perché non farlo salato questo clafoutis..?
magari con gli asparagi al posto della frutta?!
E qualche mandorla tostata..giusto per renderlo leggermente croccantino..
Ho dato un'occhiata su Google,
il tempo per rendermi conto che la mia idea esisteva glà da tempo..
purtroppo il clafoutis di asparagi non l'ho inventato io..
e ho preso qualche spunto a destra e a sinistra...

E' venuto proprio buono!
Delizioso sia caldo appena fatto,
che freddo il giorno dopo (non c'avevo voglia di accendere il grill!!!!).


Clafoutis di asparagi e mandorle
per una teglia piccola rettangolare


  • 6-7 asparagi freschi
  • 2 uova
  • 50g farina (io MixIt!)
  • 30 ml latte
  • 160g caprino fresco (2)
  • 20g parmigiano reggiano grattuggiato + altro per la copertura
  • 3-4 cucchiai mandorle a lamelle tostate
  • sale, pepe

Pulire bene gli asparagi sotto l'acqua, tagliare via l'estremità bianca  e dura, e con un pelapatate spelarli fin sotto alla punta.
Tagliare le punte e affettare a rondelle il resto del gambo. Metterli a lessare per 8-10 minuti in acqua salata (devono risultare al dente).


Foderare la teglia con carta forno e distribuirvi i gambi di asparagi a rondelle.
In una ciotola rompere le uova, sbatterle leggermente, ed amalgamare poco alla volta la farina.
Unire anche il parmigiano ed il caprino, sbriciolandolo con una forchetta.
Una volta ben amalgamato, unire anche le mandorle a lamelle tostate, salare, pepare, e infine unire anche, poco alla volta, il latte.
Versare il composto sopra agli asparagi nella teglia, decorare con le punte e coprire con scaglie di parmigiano.
Infornare a 180° per 25-30 minuti (per me 35...), controllandone la cottura con uno stecchino.

Lasciar raffreddare e tagliare a cubotti o come preferite.



Con questa ricetta partecipo al contest "Pret a manger" di Ricettesbagliate

 
 
...e alla raccolta di "oggipanesalamedomani" :







giovedì 2 maggio 2013

Lemon Drizzle Cake

Vero, in questo periodo sto facendo un po' la latitante,
sono un po' assente da questi schermi,
ma posso assicurare che non si tratta di pigrizia...
magari... oserei dire..
sono immersa in operazioni di imbianchinaggio,
preparazioni di esami "tosti",
e qualche problemino di labirintite sporadica
che comunque non aiuta...
Giornate passate ad imbiancare non-stop dalla mattina fino al pomeriggio,
salvo poi trovarsi affamatissimi,
col frigo vuoto,
e rendersi pure conto che, essendo il 1°maggio,
tutti i negozi sono chiusi...
Meno male che esistono i pancakes...
un uovo, poca farina, un goccio di latte e qualche rimasuglio di marmellata..
tutto ciò che avevo in casa..
(Julia Child ne sarebbe schifata..)
ma almeno ci siamo potuti godere un buon brunch-merenda
sufficiente a non cadere stremati per terra...

Questa tortina sofficissima l'avevo fatta domenica,
ma all'occorrenza non ne era rimasta neppure una briciola.
La ricetta è quella del Lemon drizzle cake dell'Arabafelice
(e chi se no??),
modificata per renderla senza glutine,
e...imbruttita...
perché la carta forno mi si è appiccicata ai lati...
Se siete meno imbranate di me,
e penso che chiunque lo sia,
provatela,
perché è davvero buonissima, morbida e limonosa,
un vero confort food.
Di crosticina me ne è venuta poca,
perché ho usato un limone un po' piccolino.
In caso usatene 2...merita!!!
 
Lemon drizzle cake gluten free
 
(di Linda collister)
per una teglia quadrata da 20 cm

  • 140g burro
  • 140g zucchero (Zefiro)
  • 40g fecola di patate (gluten free)
  • 80g farina Mix It!
  • 2 uova grandi (da allevamento a terra)
  • buccia grattuggiata di 1 limone bio
  • un pizzico di sale
  • 2 cucchiaini lievito per dolci (per me senza glutine vanigliato)
Far riposare per un quarto d'ora il burro a temperatura ambiente, in modo che sia morbido.
Metterlo in un bicchiere da minipimer e lavorarlo con le fruste per 5 minuti di orologio con un pizzico di sale e aggiungendo poco a poco lo zucchero.
Dovrà risultare un composto bianco, montato e spumoso.
Aggiungere un uovo per volta, sempre continuando a sbattere con la frusta (io mi sono fatta aiutare dal verdurofobo), e infine la buccia di limone. (foto)
Travasare il composto in una ciotola e aggiungere la farina, la fecola e il lievito, amalgamando bene il tutto (attenzione a non smontarlo).
Foderare una teglia quadrata di carta forno e IMBURRARLA leggermente.
Versare il composto livellandolo col dorso di un cucchiaio e infornare a 180° per circa 20 minuti.
Il mio forno mongolino ne ha richiesti 40...al 20°minuto sembrava ancora un budino tremolante...
intanto preparate gli ingredienti per la crosticina:
  • 4 cucchiai zucchero (Zefiro)
  • succo appena spremuto di 1 limone (se piccolo, facciamo 2)
tenete i due ingredienti in due ciotole separate.
Appena pronta la torta (prova stecchino), bucherellarla tutta con uno spiedino di legno (o uno stizzicadenti) e spolverizzarla con 1 dei quattro cucchiai di zucchero.
Unire velocemente lo zucchero rimanente con il succo di limone e versarli sulla torta bollente, facendo in modo da distribuirlo in modo uniforme.
Lasciar raffreddare nella teglia.