venerdì 26 luglio 2013

I muffin del papà di Keira e la prova costume canina

Caldo.
Molto caldo.
Troppo caldo.
Dopotutto abbiamo o no passato mesi a lamentarci del freddo estivo?!
Bene, ora non resta che sopportare stoicamente l'afa!!!
Keira, come ogni estate,
si sta preparando per la prova costume
(abbiamo dimenticato di dirle che per quest'anno niente mare!!!),
con quella che noi definiamo "periodo di canoressia".
In sintesi la signorina inizia un ferreo rifiuto della pappa e riso serale,
interrotto solo da sporadici bocconcini della NOSTRA cena.
In genere la dieta funziona,
e quei pochi grammi di ciccia faticosamente accumulati nel corso dell'anno spariscono,
lasciandoci preoccupati ed inclini a strafogarla di schifezze...

Quest'anno però i dolci in casa nostra rischiano di incrinare la sua dieta.
E il bello è che non è colpa mia!!!
E' sempre colpa di Hannibal,
e dell'ispirazione culinaria che ha provocato nel mio Verdurofobo:
muffin, gelato, risotti...
si è scatenato!!!
Questi sono opera sua, non mia.
Io mi accontento di sbafarmeli a colazione,
e anche Keira.


Muffin alle mele del papà di Keira
(per 12-14 muffin)


  • 2 uova ("allevate a terra, non con il becco tagliato" suggerisce mio marito)
  • 180g farina MixIt!
  • poco latte (circa mezzo bicchiere)
  • 2 cucchiaini di lievito per dolci senza glutine
  • 150g zucchero
  • 100g burro
  • poco estratto di vaniglia
  • 2 mele Pink Lady tagliate a cubetti
  • un pizzico di sale
In una terrina mescolare la farina, lievito e un pizzico di sale.
In un bicchiere da minipimer ("se no ti arriva tutto in faccia") montare bene il burro e lo zucchero per un paio di minuti. Aggiungere quindi le uova ("senza guscio") e l'estratto di vaniglia.
Rovesciare metà del composto di burro nella terrina con la farina, aggiungere due "sorsate" di latte, mescolare, e aggiungere il resto del composto burroso.
Unire le mele (tagliate a pezzetti piccoli), e mescolare.
Foderare lo stampo da muffin con dei pirottini e riempirli fino a 3/4.
Buttare in forno per 25 minuti abbondanti (ma dipende dal forno) a 180° (forno statico).







venerdì 19 luglio 2013

La tagliata con patate alla paprika..ma senza carne umana (giuro)


In fondo è anche normale.
Insomma.
A qualcuno l'ispirazione in cucina viene guardando Nigella e Gordon ,
ad altri guardando lo chefff Cannavacciuolo,
ma a delle menti malate come me e il mio Verdurofobo viene in altri modi...
L'ultima fonte di ispirazione infatti e un cuoco amatoriale,
non di professione.
E' psicologo, lui.
Forse il nome vi dirà qualcosa,
Dott. Lecter.
Hannibal Lecter.

Esssuvvia, certo non sto dicendo che in famiglia ci siamo dati al cannibalismo,
anche se di tanto in tanto un morso ci può scappare (un assaggino).
Ma da bravi appassionati di horror, thriller e filmacci sanguinolenti,
da estimatori dei film su Lecter con il bravissimo Antony Hopkins,
ci siamo appassionati molto al recente telefilm americano
intitolato appunto "Hannibal".

La serie (veramente godibile e ben fatta) è incentrata sul celebre dottore buongustaio prima della cattura
(all'incirca poco prima di "The red Dragon"),
e tra un cadavere infilzato e una scena del crimine,
non si può non rimanere ammirati davanti alle splendide creazioni culinarie del dottore.
Quello e il pizzico di ironia e di eleganza che li accompagna
hanno spinto il mio carnivoro marito ha pronunciare la fatidica frase
"Lo voglio imparare a fare anche io l'arrosto con la salsina rossa!!"
Magari cambiamo giusto il tipo di carne,
che la carne umana mi sa un po' di indigesto...

Intanto ci limitiamo ad una buona tagliata (magari un po' al sangue..),
piatto celebratissimo nella zona in cui vivo,
molto semplice ma davvero gustossissimo
anche per chi preferisce il pesce come me.


Tagliata di manzo con patate alla paprika
(per 4 persone)


  • 500g di entrecote di manzo (a temperatura ambiente)
  • olio EVO (circa 5-6 cucchiai)
  • rosmarino, maggiorana, timo....le erbette che avete
  • pepe nero abbondante
  • 1 cucchiaino di Brendy
  • sale grosso
  • 1 spicchio d'aglio
  • 2 grosse patate
  • poco olio (di quello usato per la carne)
  • rosmarino  
  • 3 cucchiai di parmigliano grattuggiato
  • paprika (dolce o piccante...dipende dai gusti)
  • sale, pepe nero
Mettere l'olio in un pentolino con le erbette, lo spicchio d'aglio schiacciato, il Brandy e abbondante pepe nero e scaldare per qualche minuto in modo che si aromatizzi bene.  Lasciar raffreddare e versare sulla carne. Lasciare in ammollo per circa 30-50 minuti.

Intanto tagliare le patate a spicchi (o a cubetti...come preferite) e lasciarle bollire in acqua calda per 10 minuti.  Scolarle e lasciarle raffreddare in una ciotola.
Condirle con sale, pepe nero, rosmarino sminuzzato, grana e abbondante paprika. In ultimo aggiungere un cucchiaio dell'olio in cui la carne è immersa.
Disporre le patate su una teglia ricoperta di carta forno distanziandole leggermente (in modo che cuociano bene). Infornare a 190° per 15-20 minuti.

Quando mancano circa 10 minuti scaldare bene una bistecchiera a fuoco alto e cospargerla di sale grosso.
Scolare bene l'entrecote dall'olio e cuocerla per 2-3 minuti per lato (2 se la volete un po' al sangue, 3 se la volete ben cotta) sempre a fuoco alto.

Una volta cotta toglierla dal fuoco e lasciarla riposare per 2 minuti prima di tagliarla a fettine sottili con un coltello affilato.
Servire insieme alle patate o su un letto di rucola e pomodorini con le patate a parte.



mercoledì 3 luglio 2013

La torta che sa di infanzia e..non ho più sedici anni!

Anni, età, tempo.
Cose che fanno riflettere.
Dieci anni fa avevo sedici anni. Ero diversa.
Avevo ciocche di capelli fucsia, mi vestivo di nero,
giuravo che avrei sposato Kurt Cobain (anche se era già morto).
Portavo una grossa e pesante catena attaccata ai jeans,
e le Doctor Martins con i lacci colorati.

Oggi di anni ne ho ventisei (ma la mia mente continua a dire ventisette.
Chissà poi perché).
I capelli non li ho più fucsia, ho variato su un rosso henné.
Non ho sposato Kurt Cobain (che, ci scommetto, le verdure le avrebbe mangiate!).
Anche il mio abbigliamento è cambiato,
le Doctor Martins sono state rimpiazzate dai tacchi,
e sono più contenta del mio fisico (ma a 16 anni chi lo è?).

"E' normale" ho sempre pensato
"Dai sedici ai ventisei anni si cresce,
si matura, cambiano i gusti, gli interessi..."
Poi arriva lei.
L'amica dei tempi andati.
Quella delle prime sigarette di nascosto, delle prime ribellioni,
quella con cui condividevo gli interessi, le polemiche,
il modo di fare e di vestire.
Rivedersi dopo tanti anni.
Si parla tanto dell'inutilità di Facebook,
ma per ritrovare vecchie amicizie è un ottimo strumento.
Ci diamo appuntamento a Milano,
mi presento con la mia polo preferita e un paio di jeans.
Lei si presenta in total black,
con lo stesso stile di dieci anni prima.
Mi guarda e mi dice
"Eh ma sei cambiata troppo".

Forse avrei dovuto irritarmi,
magari rispondere male,
ma la verità è che sono settimane che rido per questa cosa.
E...beh...forse c'è un motivo se certe persone si perdono di vista...


Un dolce ribelle,
decisamente non "ordinario" come pare sia diventata io...
ma buono e dal sapore di infanzia.
Non un semplice pane burro e marmellata,
ma una sua evoluzione.
E voglio vedervi a dire "eh ma è cambiato troppo!"...



Torta al pane burro e marmellata
(dell'Arabafelice)
per un piccolo stampo da plumcake da 10x20cm

  • 8 fette di pancarrè senza glutine (per me 16 fette Nutrifree che sono più piccole)
  • 250 g marmellata a scelta (per me di lamponi Rigoni di Asiago)
  • 4 uova + 1 tuorlo
  • poco burro
  • 60g zucchero
  • 430 ml latte
  • 180 ml panna fresca
  • estratto di vaniglia (un cucchiaino)
  • un pizzico di sale
Imburrare leggermente le fette di pane e passarle per qualche minuto sotto il grill finché non si saranno un po' tostate.
Foderare lo stampo con della carta forno (io me ne sono dimenticata :P ma il dolce si è staccato comunque senza difficoltà...quindi vedete voi...) e versare sul fondo la marmellata.

Tagliare le fette a metà (io non ho dovuto perché le mie erano già alte la metà) e regolarne i bordi in modo da farle entrare nello stampo come nella foto.
In un pentolino scaldare il latte con la panna e la vaniglia. Lasciare raffreddare e mescolare in una ciotola a parte le uova, il tuorlo, lo zucchero e il sale. Unire anche il composto di latte e panna raffreddato e mescolare bene. Versare piano piano il composto sulle fette di pancarrè nello stampo (può sembrare tanto, ma va versato tutto. Se si riempie aspettate per qualche minuto che venga assorbito e continuate).
Lasciar riposare per 30 minuti a temperatura ambiente.
Cuocere a forno preriscaldato a 180° per circa un'ora (nel mio 70 min) coprendo eventualmente con un foglio di alluminio nel caso dovesse scurirsi troppo.
Lasciar raffreddare nello stampo (dovrebbe sgonfiarsi un po') senza toccarlo. Una volta freddo passare una lama tra il dolce e lo stampo per staccarlo bene e capovolgerlo su un piatto.

Voglio assolutamente provarlo anche con il lemon curd!!!!





lunedì 24 giugno 2013

La sbrisolona ed altre parole cinesi

Ebbene sì,
sono una blogger vergognosa,
terribile e sleale.
E' da un sacco che non posto nulla.
Non ho certo smesso di cucinare,
no, anzi,
ma il periodo è stato pieno,
lungo e stressante.
Prima tra tutti la sorellina da preparare per l'esame delle medie,
da cui ho ascoltato strafalcioni che, giuro, se li raccontassi non mi credereste...
ho sentito cose che voi umani....!!!
Dopo essermi sentita dire "Hiroshima?! adesso pure le parole cinesi devo imparare" (sic...anzi sigh!!)
finalmente l'esame è stato superato, la tortura è finita,
e io posso smettere di fare la sorella-cattiva-che-interroga
e tornare ad essere la sorella-buona-che-porta-a-fare-shopping....
Poi, tanto per non farsi mancare nulla, abbiamo avuto l'emergenza topi,
sì, topi,
quelli brutti, grossi che portano le malattie...
abbiamo un cantiere accanto a casa che li ha attirati,
e purtroppo hanno pure attaccato il povero didietro di Otto,
che si è dovuto fare due settimane di antibiotici...
Infine esami, esami ed esami....
quindi scusatemi...
tornerò ad essere attiva e puntuale!!!

Parto subito con questa torta,
perché ha avuto un successo enorme,
soprattutto dal verdurofobo, che per la prima volta ha commentato
"é perfetta!!!"
cinque stelle su cinque, trenta trentesimi..
un giudizio del genere non l'avevo mai raggiunto,
quindi scusate la commozione   T_T
Tuttavia il risultato è stato raggiunto solo al secondo tentativo.
La prima volta le dosi di zucchero erano eccessive,
e per i miei gusti era troppo dolce...
Anche Keira e il convalescente Otto hanno apprezzato,
soprattutto perché con l'impasto avanzato ho fatto loro dei biscottini ad osso
(non avevo la formina quindi ho fatto a mano, per questo sono un po' storti!!)
che sono stati mooolto graditi!!!



Torta Sbrisolona gluten free
(ricetta di Giallo Zafferano riadattata) per una tortiera di 24cm di diametro

  • 210g burro
  • la scorza grattuggiata di 1 limone (non trattato)
  • 250g farina (io ho usato metà farina di riso e metà MixIt!)
  • 150g farina di mais (come da prontuario aic)  (nella ricetta originale era specificato di usare la fumetto. Io non l'avevo, e ho usato la normale farina da polenta bergamasca e il risultato è venuto comunque ottimo..)
  • 200g  145g zucchero semolato
  • 2 tuorli d'uovo
  • essenza di vaniglia
  • 150g mandorle pelate
  • una manciata di mandorle non pelate
  • un pizzico di sale
Tritare grossolanamente le mandorle pelate nel mixer.
In una grossa ciotola unite tutti gli ingredienti: le due farine, le mandorle macinate, il burro (ammorbidito), la vaniglia, la scorza di limone, i due tuorli, lo zucchero e il sale.
Lavorate velocemente gli ingredienti, senza però compattarli, ma lasciandoli sbriciolati.
Imburrare una tortiera (io ne ho usata una a cerniera) e distribuirvi l'impasto a pioggia (attenzione: l'impasto è un po' abbondante per una torta sola...se lo mettete tutto rischiate di avere una torta altissima che faticherà a biscottare!!).
Cuocere a forno caldo a 180° per circa 50 minuti, poi lasciatela raffreddare senza toglierla dallo stampo.






 

giovedì 30 maggio 2013

Quando un cane ha la solfite...

 
 
Viene d'estate, coi primi caldi,
ma anche d'inverno
e pure nei periodi di passaggio,
è una malattia che può colpire in ogni mese dell'anno,
che può venire all'improvviso,
senza che al giorno prima ce ne fosse alcun sentore.
A volte dura mesi,
a volte viene a sprazzi, un giorno sì, e uno no.
E' la solfite.
E' quella oscura e rara malattia che colpisce i cani senza motivo.
Premetto che Keira, a differenza del povero Otto,
è un cane molto fortunato.
Lei durante il giorno non se ne sta a casa da sola,
e neppure relegata in cortile.
Nossignore, lei va in ufficio col suo papà,
dove li raggiungo a mezzogiorno per andare a pranzo o in palestra.
Ma ecco, succede a volte che una forte forma di solfite la contagi...
Avete presente quella scena straziante del film "Hachiko"?
Quella in cui il cagnolone rosso non vuole che Richard Gere vada al lavoro,
perché nel suo cuore sa che sarà colto da infarto,
e in tutti modi cerca di trattenerlo a casa
arrivando pure a portargli la pallina?
Ebbene, la solfite è quella malattia che spinge i cani
a reinterpretare quella scena ma rendendola ancora più drammatica.
Si sollevano sulle due zampe e vi fissano negli occhi piangendo e mugolando,
vi tirano gli orli dei jeans,
vi bloccano completamente l'accesso alla porta col loro corpo,
e se per caso riuscite ad aprire uno spiraglio,
escono sul pianerottolo e si sdraiano con aria decisa irremovibili.
Per nessuna ragione li convincerete a rientrare,
nè con le parole dolci, nè con i rimproveri.
Loro si limiteranno a guardarvi con gli occhi tristi e le orecchie basse,
ma tenaci ed irremovibili come se ne andasse della loro vita
...o della vostra.
Alle prime manifestazioni di questa sindrome chiamata prima "la solfa"
e in seguito "solfite",
ci siamo un po' preoccupati e ci siamo limitati a saltare il pranzo e la palestra
per capire cosa ci fosse di così grave nel nostro uscire,
ma col susseguirsi di queste scene drammatiche
abbiamo deciso di ignorarle.
Al ritorno dal nostro pranzo abbiamo sempre trovato Keira calmissima
e profondamente addormentata.
La solfite non dura molto infatti, solo dalle 11.40 alle 12.30.
Grazie all'orologino che ogni cane ha ben nascosto nella zampetta,
prima ancora che il padrone si sia messo il giubbino,
prima ancora che si sia alzato dalla sedia,
lui è già pronto davanti alla porta,
sbarrandola con aria di sfida.
Capita anche poi che il giorno dopo invece
la solfite non si ripresenti,
che il cane in questione continui a guardarvi tranquillamente dal suo lettino
senza neppure degnarsi di accompagnarvi alla porta..
E' una malattia subdola.

Questa tortina forse sarebbe una delle poche cose capaci di far vacillare un attacco di solfite,
ma vista l'abbondante presenza di latticini, ai cani non è permessa.
Alle persone (non intolleranti al lattosio) sì invece,
e anche ai celiaci.
E' particolarissima per 2 cose:
1) la pasta frolla (della maison Ladurée, mica pizza e fichi!!!) è particolare grazie alla farina di mandorle che le dà carattere. Premetto che non amo i dolci mandorlosi (tipo marzapane e caprese..a eccezione però dei macaron!!!), ma in questo caso il sapore di mandorla è delicato e per nulla fastidioso.
2) la crema.....oh la crema. Una vera rivelazione. Gli appassionati del binomio panna-fragole si ricredano: nulla sta bene come il mascarpone con le fragole!!
Non omettete per nessun motivo la panna: anche se poca da alla crema una consistenza pannosa e morbida eccezionale.
Altro consiglio: attenti! Potreste finirla a cucchiaiate, lasciando la crostata tutta nuda!!
Le fragole...beh..sono fragole.

Per questa ricetta ringrazio vivamente il blog banana-split, la cui ricetta ho riprodotto senza quasi nessun cambiamento (le farine senza glutine e poco altro), è perfetta così!!
Non potrei dirvi per quanti giorni si mantiene, perché a casa mia non è durata neanche 24h...



Crostata alle fragole e mascarpone (per una teglia da 24cm di diametro)
(ricetta da "dolce" di Ladurée postata da banana-split)
 

per la pastafrolla:
  • 120g burro
  • 70g zucchero a velo (io Zefiro senza glutine)
  • 25g farina di mandorle
  • 1 pizzico di sale
  • qualche semino di vaniglia (io ho usato un po' di estratto)
  • 1 uovo
  • 200g farina (per me 100g farina di riso e 100g mix Nutrifree)
  • 50-60g cioccolato bianco
Lavorare bene il burro in una ciotola con un cucchiaio di legno in modo da ammorbidirlo un po'.
Aggiungere lo zucchero a velo, la farina di mandorle, il sale, la vaniglia, l'uovo e la farina. Amalgamare prima con il cucchiaio e poi con le mani, ma velocemente per non scaldare il burro.
Formare un panetto e lasciarlo riposare in frigo per qualche ora (io l'ho lasciato tutta la notte).
Finito il riposo stenderlo con un mattarello ( io l'ho dovuto stendere coperto da un foglio di carta forno perché era un po' appiccicoso e continuavano a staccarsi pezzi sul mattarello) e foderare la tortiera (io ne ho usata una a cerniera leggermente imburrata). Bucherellare il fondo con una forchetta e ricoprirlo con un cerchio di carta forno, su cui versare dei legumi secchi per la cottura in bianco.
Cuocere a 170° per circa 20 minuti, poi togliere carta e legumi e continuare la cottura per 6-8 min.
Una volta raffreddata fondere a bagnomaria il cioccolato bianco, e con un pennellino in silicone spennellate il fondo della crostata (in modo che rimanga bella croccante, e non si inzuppi con la crema). Lasciate raffreddare in freezer per 5-10 minuti.

per la crema:           
(p.s. queste dosi sono quasi il doppio di quelle che effettivamente servono per la crostata, ma state sicuri che non ve ne avanzerà.)
  • 500g di mascarpone fresco
  • 60ml panna fresca
  • 100g zucchero semolato (nella ricetta originale erano 120, ma non la volevo troppo dolce)
  • 2 fogli di gelatina (senza glutine)
Ammollare la gelatina in acqua fredda per 10 min e poi strizzarla bene.
In un pentolino far bollire la panna con lo zucchero. Togliere dal fuoco e unire la gelatina, mescolando bene in modo da scioglierla tutta. Lasciar raffreddare.
In una ciotola ammorbidire bene il mascarpone con un cucchiaio di legno, in modo da renderlo lavorabile. Aggiungere quindi la panna con la gelatina e amalgamare bene.
Non assaggiate o la finirete!!!

infine:
  • 400g fragole fresche
Stendete generosamente la crema sul fondo della crostata e decorare con le fragole.
Le mie fragole, purtroppo, erano quasi tutte marce (sbuff!!) e ho dovuto arrangiarmi con quelle sane...

 

con questo dolce partecipo al contest Fragolando di Italian Passion


e al contest "I love red fruits" di alvearedelledelizie






 

lunedì 27 maggio 2013

i pancakes verdi e rosa che fanno sbavare il mio cane

In casa mia generalmente non si mangia pesce.
Io ne vado matta, sono una pescivora,
e se dovessero mettermi davanti una tagliata di manzo e una bella orata,
non avrei il minimo dubbio sulla scelta.
Purtroppo il consorte ha gusti diversi,
e oltre ad una pesante allergia ai crostacei,
non sopporta il pesce in generale.
Con un'eccezione: il salmone affumicato.
Dopotutto, a chi non piace??
E' buono, è fresco, ha quel saporino salato e stuzzicante
che lo rende irresistibile.
Purtroppo fa parte però di quei cibi su cui Keira si è convinta
di possedere un certa priorità...
Come tiro fuori la busta dal frigo,
prima ancora di aprirla,
lei mi si precipita addosso saltanto e sbavando da tutte le parti
elemosinandone qualche ritaglio,
che poi ingoia voracemente con un sonoro "glug".
E' in assoluto uno dei suoi cibi preferiti,
addirittura più della banana e dei biscotti,
anche se non raggiunge la vetta della panna montata
(sparata direttamente nelle fauci.. XD)..
Così, quando ho deciso di sperimentare questi pancake salati al salmone,
ho avuto un bel da fare per domare il cane salterino..

Mi sono ispirata ad una foto vista sul libro di Benedetta Parodi,
ma non mi convinceva la ricetta:
i pancake risultavano troppo sottili e fragili,
mentre secondo me il loro bello
è la consistenza gonfia, soffice e spugnosa.
Così, tanto per cambiare, ho fatto a modo mio..
Visto poi il periodo primaverile
(facendo finta di non notare il clima invernale fuori)
mi è sembrato d'obbligo utilizzare piselli freschi, non in scatola.
Mentre sgranavo tutti quei baccelli verdi, poi,
mi sembrava di ritornare bambina,
quando raccoglievo i piselli nell'orto del nonno,
e aiutavo mia nonna a sgranarli
assaggiandone uno per ogni baccello...

Alla fine, gli esiti della ricetta sono stati contrastanti:
a mio marito non sono piaciuti più di tanto,
mentre io li ho adorati.
Il sapore burroso dei piselli a mio avviso si sposa divinamente
con quello morbido e salato del salmone,
e la panna acida dà quel tocco asprino che bilancia bene il tutto..
Provateli e mi saprete dire!
 
Pancakes verdi e rosa
(per circa 10 pancakes)

  • 250g piselli freschi
  • 200g farina (senza glutine per me)
  • mezzo porro
  • 2 cucchiai yogurt magro
  • circa 100ml latte
  • 150ml acqua
  • 2 cucchiaini lievito di birra secco (senza glutine shaer per me)
  • mezzo cucchiaino di zucchero
  • sale
  • pepe
  • 2 uova (2 tuorli + 2 albumi)
  • burro chiarificato
  • olio extravergine
  • salmone affumicato
  • panna acida
Lessare per qualche minuto i piselli in acqua bollente, finché non saranno teneri e cotti.
Far rosolare il porro con poco olio in un pentolino e aggiungere i piselli, salando e pepando a piacere.


Mescolare in un bicchiere l'acqua (tiepida) con il lievito e lo zucchero, mescolando bene e lasciando riposare qualche minuto.
Versarlo poi in una ciotola ed unire la farina, i tuorli, lo yogurt, il latte e il sale (dovrebbe bastare mezzo cucchiaino, ma assaggiate per regolarvi), mescolando energicamente. Deve risultare un composto un po' liquido.
Frullare i piselli e i porri e unire anch'essi al composto.
Montare a neve gli albumi ed amalgamarli facendo attenzione a non smontarli.

In un pentolino (io per far prima ne uso due contemporaneamente) scaldare poco burro, versare una cucchiaiata di impasto e dare la forma tonda da pancake livellandola con il dorso di un cucchiaio.
Far rosolare bene da entrambi i lati.

Una volta pronti guarnirli con un cucchiaino di panna acida ed una rosellina di salmone.
Perfetti per un antipasto originale.

giovedì 16 maggio 2013

La fissa dei pancakes

Avete presente quei periodi in cui ci si fissa con un ingrediente o una preparazione,
e per un po' di tempo non si ha voglia di preparare altro?
Io ne ho spesso di queste fisse:
periodi in cui non mangerei altro che spinaci in tutte le salse,
altri in cui ho solo voglia di vellutate,
altri ancora in cui mi ero fissata con gli asparagi,
e ne compravo di continuo..
Ebbene, ora sono nel periodo pancakes!
Ne sto preparando un sacco
(non li mangio tutti io eh!!!!),
soprattutto il sabato a colaz-zzogiorno,
ma sono stati richiesti anche per cena...
E così, a furia di rosolare cerchietti di pastella nel pentolino,
mi sono chiesta: e se li facessi salati???
In fondo il pancake, con quella sua consistenza sofficiosa,
potrebbe essere un ottimo accompagnamento per..non so..
un bel piatto di affettati...
Detto, fatto.
Ho sostituito il lievito vanigliato,
ho aggiunto un po' di parmigiano,
e, su ispirazione del momento, abbondante rosmarino essiccato
(quello della mia pianta, anzi della mia siepe...).
Il risultato è stato spazzolato nel giro di pochi secondi,
accompagnato da mugolii e da gongolamenti vari,
e sono stati già replicati a gran richiesta varie volte.

 
Pancakes al parmigiano e rosmarino
(senza glutine)
(per circa 12 pancakes medi)
 
 
  • 200g farina senza glutine (non cambia molto da marchio a marchio...con quella di riso invece diventano abbastanza secchi)
  • 2 cucchiaini lievito di birra secco (senza glutine)
  • mezzo cucchiaino di zucchero
  • sale q.b.
  • 250ml latte (a temperatura ambiente)
  • 2 uova (2 tuorli + 2 albumi)
  • 20g parimigiano reggiano
  • abbondante rosmarino essiccato
  • pepe
  • burro chiarificato per il padellino
  • affettati a scelta
Far sciogliere il lievito nel latte con lo zucchero e lasciar riposare qualche minuto.
Unirlo alla farina e ai tuorli d'uovo mescolando bene. Unire poi anche il parmigiano, il rosmarino e, per ultimo, il sale (regolatevi a gusto).
Montare a neve gli albumi e amalgamare anch'essi alla pastella senza smontarli.
Sciogliere poco burro in un padellino, rovesciare una cucchiaiata di pastella e darle col dorso di un cucchiaio una forma tondeggiante.
Rosolare bene da entrambi i lati e ripetere l'operazione fino a che la pastella non sarà finita.

Io li ho accompagnati con dell'ottimo prosciutto crudo di Parma...mmm....



Con questa ricetta partecipo al contest di The Dreaming Seed:
 
e al contest di "La mia cucina improvvisata":
 
 
 
 


martedì 14 maggio 2013

Clafouteus moi!

 E' successo poco tempo fa.
Avevo iniziato a leggere "Julie & Julia" di Julie Powell.
Non è il mio genere di libro,
ma mi era piaciuto il film,
e mi era venuta voglia di leggere la storia da cui era stato tratto..
Bello? Mah...carino, ma non mi ha entusiasmato.
Anzi, a dirla tutta l'ho un po' odiata, lei...
Tuttavia, a sentir parlare di aspic, boeuf bourguignon, coq au vin, charlotte, ecc
ho sentito l'irresistibile impulso di cucinare francese.
L'idea era di preparare qualcosa di sfizioso,
ma senza passare una giornata intera sui fornelli
(anche perché ultimamente il tempo a disposizione è un po' quello che è..)..
Pensa e ripensa..
la scelta è caduta sul clafoutis.
Mai preparato, ma mi attirava tantissimo l'idea di questi cubotti
ripieni di frutta visibile solo dopo il taglio..
Wikipedia insegna:

Il nome deriva dall'occitano clafotis, dal verbo "clafir" che significa riempire, sottinteso "di ciliegie". Il clafoutis si è diffuso nel XIX secolo. Secondo Alain Rey il nome del clafoutis proviene dall'incrocio del verbo latino "clavum figere" che significa "conficcare un chiodo" nel senso di riempire, e di un derivato in "eiz" del verbo "foutre", "mettere, ficcare".
Esistono molte varianti, con diversi tipi di frutta, pere, mele, albicocche, pesche, mirabelles ed altri, anche con aggiunta di frutta secca. Esistono anche varianti salate, in cui al posto dello zucchero si mette formaggio grattugiato, ed al posto della frutta verdura cotta (funghi, spinaci, bietole, cavolfiori, ortiche). Un'ulteriore variante è di utilizzare, al posto della farina pane raffermo senza crosta bagnato di latte o succo di frutta. È un modo elegante di riciclare avanzi. Le signore che cucinano spesso clafoutis vengono chiamate "clafouteuses".

Come resistere alla tentazione di essere una Clafouteus???!!!
Visto che però non è ancora stagione di ciliegie,
ero indecisa sul ripieno.
Poi, a furia di pensarci,
ho avuto l'illuminazione:
perché non farlo salato questo clafoutis..?
magari con gli asparagi al posto della frutta?!
E qualche mandorla tostata..giusto per renderlo leggermente croccantino..
Ho dato un'occhiata su Google,
il tempo per rendermi conto che la mia idea esisteva glà da tempo..
purtroppo il clafoutis di asparagi non l'ho inventato io..
e ho preso qualche spunto a destra e a sinistra...

E' venuto proprio buono!
Delizioso sia caldo appena fatto,
che freddo il giorno dopo (non c'avevo voglia di accendere il grill!!!!).


Clafoutis di asparagi e mandorle
per una teglia piccola rettangolare


  • 6-7 asparagi freschi
  • 2 uova
  • 50g farina (io MixIt!)
  • 30 ml latte
  • 160g caprino fresco (2)
  • 20g parmigiano reggiano grattuggiato + altro per la copertura
  • 3-4 cucchiai mandorle a lamelle tostate
  • sale, pepe

Pulire bene gli asparagi sotto l'acqua, tagliare via l'estremità bianca  e dura, e con un pelapatate spelarli fin sotto alla punta.
Tagliare le punte e affettare a rondelle il resto del gambo. Metterli a lessare per 8-10 minuti in acqua salata (devono risultare al dente).


Foderare la teglia con carta forno e distribuirvi i gambi di asparagi a rondelle.
In una ciotola rompere le uova, sbatterle leggermente, ed amalgamare poco alla volta la farina.
Unire anche il parmigiano ed il caprino, sbriciolandolo con una forchetta.
Una volta ben amalgamato, unire anche le mandorle a lamelle tostate, salare, pepare, e infine unire anche, poco alla volta, il latte.
Versare il composto sopra agli asparagi nella teglia, decorare con le punte e coprire con scaglie di parmigiano.
Infornare a 180° per 25-30 minuti (per me 35...), controllandone la cottura con uno stecchino.

Lasciar raffreddare e tagliare a cubotti o come preferite.



Con questa ricetta partecipo al contest "Pret a manger" di Ricettesbagliate

 
 
...e alla raccolta di "oggipanesalamedomani" :







giovedì 2 maggio 2013

Lemon Drizzle Cake

Vero, in questo periodo sto facendo un po' la latitante,
sono un po' assente da questi schermi,
ma posso assicurare che non si tratta di pigrizia...
magari... oserei dire..
sono immersa in operazioni di imbianchinaggio,
preparazioni di esami "tosti",
e qualche problemino di labirintite sporadica
che comunque non aiuta...
Giornate passate ad imbiancare non-stop dalla mattina fino al pomeriggio,
salvo poi trovarsi affamatissimi,
col frigo vuoto,
e rendersi pure conto che, essendo il 1°maggio,
tutti i negozi sono chiusi...
Meno male che esistono i pancakes...
un uovo, poca farina, un goccio di latte e qualche rimasuglio di marmellata..
tutto ciò che avevo in casa..
(Julia Child ne sarebbe schifata..)
ma almeno ci siamo potuti godere un buon brunch-merenda
sufficiente a non cadere stremati per terra...

Questa tortina sofficissima l'avevo fatta domenica,
ma all'occorrenza non ne era rimasta neppure una briciola.
La ricetta è quella del Lemon drizzle cake dell'Arabafelice
(e chi se no??),
modificata per renderla senza glutine,
e...imbruttita...
perché la carta forno mi si è appiccicata ai lati...
Se siete meno imbranate di me,
e penso che chiunque lo sia,
provatela,
perché è davvero buonissima, morbida e limonosa,
un vero confort food.
Di crosticina me ne è venuta poca,
perché ho usato un limone un po' piccolino.
In caso usatene 2...merita!!!
 
Lemon drizzle cake gluten free
 
(di Linda collister)
per una teglia quadrata da 20 cm

  • 140g burro
  • 140g zucchero (Zefiro)
  • 40g fecola di patate (gluten free)
  • 80g farina Mix It!
  • 2 uova grandi (da allevamento a terra)
  • buccia grattuggiata di 1 limone bio
  • un pizzico di sale
  • 2 cucchiaini lievito per dolci (per me senza glutine vanigliato)
Far riposare per un quarto d'ora il burro a temperatura ambiente, in modo che sia morbido.
Metterlo in un bicchiere da minipimer e lavorarlo con le fruste per 5 minuti di orologio con un pizzico di sale e aggiungendo poco a poco lo zucchero.
Dovrà risultare un composto bianco, montato e spumoso.
Aggiungere un uovo per volta, sempre continuando a sbattere con la frusta (io mi sono fatta aiutare dal verdurofobo), e infine la buccia di limone. (foto)
Travasare il composto in una ciotola e aggiungere la farina, la fecola e il lievito, amalgamando bene il tutto (attenzione a non smontarlo).
Foderare una teglia quadrata di carta forno e IMBURRARLA leggermente.
Versare il composto livellandolo col dorso di un cucchiaio e infornare a 180° per circa 20 minuti.
Il mio forno mongolino ne ha richiesti 40...al 20°minuto sembrava ancora un budino tremolante...
intanto preparate gli ingredienti per la crosticina:
  • 4 cucchiai zucchero (Zefiro)
  • succo appena spremuto di 1 limone (se piccolo, facciamo 2)
tenete i due ingredienti in due ciotole separate.
Appena pronta la torta (prova stecchino), bucherellarla tutta con uno spiedino di legno (o uno stizzicadenti) e spolverizzarla con 1 dei quattro cucchiai di zucchero.
Unire velocemente lo zucchero rimanente con il succo di limone e versarli sulla torta bollente, facendo in modo da distribuirlo in modo uniforme.
Lasciar raffreddare nella teglia.





venerdì 26 aprile 2013

Tris di vellutata

Non so se si è capito,
leggendo questo blog,
che a mio marito le verdure non piacciono
(fooorse l'ho scritto un paio di volte..).
Per questo, quando cucino 4 porzioni di vellutata,
è implicito che finiscono tutte e 4 a me.
Per 3-4 sere diventano la mia cena,
ma non sempre uguali,
che barba, che noia, che noia che barba...
no...
perché io ogni sera provo a modificarle un po',
per decidere come mi piace di più,
come decorarle, cosa aggiungere...
per provare, sperimentare...
e alla fine pubblico la versione che più mi ha soddisfatto.
Questa volta è finito in un pareggio.
Tutte e tre le versioni mi piacevano tantissimo,
così ho deciso di postarle tutte!!


Vellutata di asparagi e patate
(per 4 porzioni)
 
Questa è la base dei tre piatti. Avendo trovato al supermercato i primi fasci di asparagi non ho saputo resistere, e li ho "vellutati" la sera stessa. Mi sono basata su questa ricetta qui di Giallo Zafferano.

  • 500g asparagi puliti
  • 1 patata e mezza
  • 800 ml brodo di verdure
  • mezza cipolla bianca (ci andava lo scalogno...ma non sono abbastanza "figa"!!!!ehehe)
  • 2 cucchiai olio Evo
  • 2 dita di vino bianco
  • 2 cucchiai yogurt (io ho usato il mio homemade)
  • sale e pepe

Pelare le patate e tagliarle a pezzetti piccoli. Pulire gli asparagi (eliminando la parte dura alla base) e separare i gambi dalle punte.
Bollire le punte per circa 5 minuti in acqua salata finché non saranno sode e al dente, quindi lasciarle scolare e raffreddare in uno scolapasta.
Affettare i gambi a rondelle.
Affettare anche la cipolla e soffriggerla per qualche minuto in una pentola capiente con l'olio.
Una volta dorata unire le patate e i gambi di asparagi e continuare a soffriggere per 7-8 minuti mescolando con un cucchiaio di legno.
Sfumare con il vino bianco e coprire con il brodo.
Cuocere per 20 minuti a fuoco dolce.  Verso la fine aggiungere lo yogurt, mescolare e continuare la cottura per altri 10 minuti.
Frullare con il minipimer e regolare di sale e pepe.

Versione 1: con crostini
 
versione più golosa e..ahimè meno light. Ma ogni tanto si può!!!

  • un paio di fette di pane (senza glutine casereccio per me)
  • poco burro
  • sale
  • pepe
Tagliare il pane a dadini e rosolarlo in un padellino con poco burro finché non si saranno dorati tutti i lati.
Usarli per guarnire la vellutata insieme a qualche cima di asparago.


 
Versione 2 : con scagliette di mandorle salate
 
Versione più light, ma ugualmente gustosa.

  • una manciata di mandorle
  • sale
  • acqua
  • cime di asparago avanzate
In una tazzina mescolare 3 dita di acqua con un cucchiaio di sale fino.
Mescolare bene e immergervi le mandorle.
Tirarle fuori senza sgocciolarle, disporle subito in una teglia e lasciarle tostare in forno per 3-4 minuti a 200°.
Lasciarle raffreddare pochi minuti e tagliarle a scagliette con un grosso coltello.
Tagliare a pezzettini le cime di asparago avanzate e unirle alla vellutata.
Decorare con le scagliette di mandorle a piacere.


Versione 3: con uovo affogato
 
Dopo aver visto il film "Julie & Julia" mi era rimasta l'attrazione per l'uovo affogato (mai mangiato prima), e così mi sono buttata...  Per qualche strana coincidenza astrale mi è venuto senza fare pasticci (miracolo?!). E' delicato e burroso come mai avrei pensato potesse essere un uovo, e l'abbinamento con gli asparagi...beh si sa che è azzeccatissimo!

  • 1 uovo fresco bio
  • mandorle salate
  • sale, pepe
  • erba cipollina
Rompere l'uovo in un piattino facendo attenzione a non rompere il tuorlo.
Fate bollire dell'acqua in una pentola larga e abbastanza bassa con una piccola sorsata di aceto bianco (aiuta la coagulazione dell'albume)
Abbassare al minimo la fiamma (in modo che l'acqua vibri appena) e versare delicatamente l'uovo.
Con un cucchiaio e la schiumarola cercare di tenere uniti albume e tuorlo.
Lasciar bollire per 1-2 minuti (il tuorlo non deve solidificarsi), poi trasferirlo subito in una vaschetta di acqua fredda per interrompere la cottura.
Disporlo in una ciotolina e accompagnarlo con la vellutata calda.
Salare, pepare, e guarnire con scagliette di mandorle (mi erano piaciute troppo!!) ed erba cipollina.





lunedì 22 aprile 2013

Pancakes e l'ospite dOTTO

Una settimana calda, solare,
di quelle che ti fanno ammucchiare i maglioni nei cassetti,
e tirar fuori le polo a maniche corte,
le camice leggere,
il trench primaverile...
Venerdì sera invece iniziano i tuoni,
la pioggia e l'immancabile freddo.
Il melograno appena piantato nel giardino si piega sotto la violenza del vento,
e io e il verdurofobo siamo costretti a correre fuori a raddrizzarlo.
Nel tornare in casa una scena straziante ci appare davanti agli occhi.
Otto, terrorizzato dai fulmini e completamente zuppo d'acqua,
gratta impaurito alla porta finestra dei suoi affitto-padroni,
chiedendo disperatamente asilo.
Il tempo di scambiarci due occhiate
e siamo già sul pianerottolo a bussare ai nostri dirimpettai.
Chiediamo gentilmente se possiamo invitare Otto a giocare con Keira,
come se fossimo due un po' eccentrici che non sanno cosa inventarsi per far giocare il cane.
Ottenuto l'assenso, corriamo a prendere il povero pelosone,
e lo portiamo in casa per asciugarlo un po'.
Lui è completamente disorientato,
sembra quasi che una casa dal di dentro non l'abbia mai vista.
Si lascia asciugare con un grosso asciugamano
e ci guarda interrogativo
come a dire "Cosa ci faccio qui?".
Gli porgo qualche biscotto,
giusto per fargli ricordare chi siamo,
quelli dei canestrelli e della cagnolina matta...
Lui è ancora inquieto,
sembra cercare qualcosa,
e indica la porta finestra...
Una volta aperta lui si tranquillizza,
il giardino, unico punto saldo della sua esistenza, è a portata di occhio.
Rimane sdraiato davanti alla finestra aperta,
contento e dispensando grandi sorrisi.
Chi non appare molto divertita è Keira,
gelosissima dei suoi pupazzi, delle sue ciotole,
anche un po' del suo pavimento,
che continua a saltellare in giro come una molla
per controllare la situazione.
Dopo aver mangiato, preparo la cena anche ai due pelosi,
mentre il verdurofobo mostra la casa all'attento ospite.
Lui annusa tutto educatamente,
senza neppure tentare di marcare il territorio,
si sofferma un po' sul materassino di Keira,
un po' scandalizzato all'idea di un cane che dorme in casa...
Un po' di riso bollito condito con scarti di pollo e un pezzettino di lasagna avanzata
sembrano essere per lui una cena luculliana,
mangiata con calma e regalità mentre io e il verdurofobo cercavamo di evitare che Keira, finita la sua cena, si offrisse di spazzolare anche quella dell'ospite.
Dopo cena, avendo smesso di piovere,
è stato il turno della corsa in giardino,
pazza e liberatoria come solo i cani e i bambini sanno fare.
E proprio mentre stavamo discutendo su cosa fare,
su con che cuore potevamo riportarlo al suo solitario giardino,
Otto, come un ospite educato, ha chiesto di tornare a casa sua.
Perché dopo anni passati in quel giardino,
quel posto è l'unica cosa cosa che lui possieda,
l'unica che gli sia stata davvero fedele.
Nessuno stupore che non si fidi molto delle persone.
Gli piacciono, ma non le capisce,
non capisce le carezze, le pacchette sul torace,
sa che le persone vanno e vengono,
ma che in genere non restano.
E' triste ciò che si può leggere negli occhi di un cane.

perché ho voluto raccontare questa storia?
perché mi ha colpito, perché credo che la fedeltà,
un valore oggi considerato di poco conto,
un valore da sfigati in un mondo che considera la monogamia una cosa sorpassata,
sia invece una cosa importante,
e che se non si riesce ad essere fedeli neppure ad un essere indifeso come un cane,
a rispettarne i bisogni e i sentimenti,
allora, forse,
sarebbe il caso di rivedere un po' la scala delle proprie priorità.


Un piatto semplice,
non troppo pesante ma gustosissimo,
un classico.
Il sabato, unico giorno in cui ci concediamo una bella dormita fino a tardi,
quando appena alzati un piatto di pastasciutta farebbe fatica ad andar giù,
ci concediamo un piccolo brunch,
con tisana, pancakes e mele.
Il verdurofobo ci aggiunge anche la nutella o la marmellata, che pare si sposino benissimo con queste frittellone...
Li dedico a mia sorella che era una vita che mi chiedeva di fargliele...



Pancakes con le mele
(per 2 persone)

  • 100g farina (io la Mix It)
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • 1 cucchiaino lievito per dolci (senza glutine per me)
  • un pizzico di sale
  • 1 tuorlo
  • 1 albume
  • 100g yogurt (magro)
  • poca acqua
  • burro (meglio se chiarificato)

  • 1 mela
  • succo di 1 limone
  • succo di 1/2 arancia
  • 3 cucchiai di zucchero
  • cannella

Iniziare a preparare la mela: sbucciarla e tagliarla a tocchetti piccoli.
Irrorarla con il succo di limone e quello d'arancia, e condire con lo zucchero e un po' di cannella a piacere. Lasciar macerare.

In una ciotola mescolare la farina con il lievito, il tuorlo d'uovo, lo zucchero, il sale e lo yogurt. Aggiungere un po' di acqua finché il composto non è cremoso.
Montare a neve ferma l'albume e amalgamarlo al composto stando attenti a non smontarlo.
In un pentolino da crepes scaldare una "nocciola" di burro e versare due cucchiaiate di composto.
Aiutandosi con una spatolina dare una forma rotondeggiante e cuocere finchè il lato superiore non è sodo e leggermente bucherellato. Girare e rosolare anche l'altro lato senza bruciacchiarlo.
Se usate burro non chiarificato conviene sostituire il burro bruciacchiato con altro fresco tra un pancake e l'altro.
Servire i pancakes con una generosa cucchiaiata di mele e con il loro sughetto.



martedì 16 aprile 2013

Marmellata e biscotti..ma..attenti ad Elisa!

Non so voi,
ma io da piccola ero una credulona colossale.
Qualunque cosa mi venisse detta, io ci credevo.
E dopotutto è anche normale,
il bello dell'essere piccoli
è proprio l'essere ingenui,
il fidarsi sempre di quello che ci viene detto.
Quella che più sfruttava la mia ingenuità era mia nonna materna,
e quando la andavo a trovare,
per farmi mangiare la pappa,
mi riempiva di storie...
Mi raccontava di una fantomatica Elisa,
bambina del vicinato,
che aveva visto la mia bicicletta rosa in giardino
e la voleva a tutti i costi...
Io, con gli occhi sbarrati, la ascoltavo e mangiavo,
terrorizzata all'idea che questa Elisa mi fregasse la bici..
Tutte le volte che andavo dalla nonna,
la storia si arricchiva di dettagli,
perché io volevo sapere, volevo sempre di più.
E tutte le volte che chiedevo
"Ma è venuta l'Elisa?",
mia nonna mi raccontava di questa bambina
che desiderava le mie cose e cercava di rubarle...
Poi sono cresciuta,
e a questa Elisa non ci ho più pensato..
fino a Pasqua, quando mia nonna ha pensato bene
di divertire tutti con le mie ingenuità infantili...
Ora..io lo so che quelle che mi venivano raccontate erano solo storie
inventate per farmi mangiare,
ma ero convinta che un'Elisa esistesse davvero,
forse una volta mi era stata pure indicata...
Invece no, mia nonna ridendo ha infranto le mie certezze di bambina...
Ci sono rimasta malissimo!!!

Ora sono adulta, ma mia nonna continua a cercare di rifilarmi storie,
o forse è perché sono diventata sospettosa e non credo più a nulla
(grazie tante nonna!!!),
ma quando settimanalmente mi arrivavano le arance di Sicilia
mandate da lei
(che, specifico...non abita a Palermo ma a Varese...),
ho sempre preso questo "di Sicilia" un po' con le pinze...
Quando l'ho incontrata,
mi ha narrato la storia del tizio che gliele vende,
e di come prenda tutte le mattine il traghetto dalla Sicilia,
giusto per portarle le arance...
Ora...sarò cinica, nichilista, sospettosa,
ma la sensazione che mi si stia prendendo per i fondelli è alta...
Ma, giusto per farla contenta, fingo di crederci,
sembro anche un po' sbalordita di fronte a tanta costanza...
In fondo il pensiero è gentile...

In ogni caso, che siano di Sicilia o meno,
queste arance sono buonissime,
succose, saporite e con la buccia spessa...
Ideali per spremute, macedonie, e per le scorzette d'arancia,
che oramai sono un must in casa mia.
Ho notato però che il verdurofobo ultimamente ha sviluppato una dipendenza per certi biscottini all'arancia e cioccolato che compra al Piccol (per vari euro)...

Sono come dei piccoli pan di spagna sottili e rotondi, con uno strato di marmellata di arance e una sottile lastra di cioccolato.

foto web
Ne va matto, e col fatto che contengono cioccolato si sente libero di non dividerli col cane...
Ho deciso così di utilizzare la montagna di arance che stazionano nel frigo per preparare una buona marmellata, e di realizzare dei fac-simile di questi biscottini..
Di marmellata me ne è venuta un sacco, molto buona anche da spalmare sul pane, sui pancake, o da gustare in purezza dalla punta di un cucchiaio.
Mi sono basata sulla ricetta di Homemade.

Marmellata di arance
(per 6 vasetti)

  • 2 kg arance intere  (più o meno 6-7 grosse)
  • 2 limoni
  • 800 g zucchero
  • 1 cucchiaio estratto di vaniglia
  • 5-6 semini di cardamomo
  • 700 ml acqua
 
Iniziare sterilizzando i vasetti e i tappi: Lavare bene i vasetti con acqua calda e detersivo. Foderare una pentola capiente con un asciugapiatti pulito e inserirvi tra le pieghe i vasetti (in modo che non si urtino in cottura). Riempire d'acqua, portare ad ebollizione e lasciar bollire per 30 minuti.
Una volta pronti, toglierli dall'acqua con delle pinze da cucina (io, non avendole, ho fatto un piccolo circo con una forchetta e un cucchiaino.... vasetti illesi per fortuna!) e lasciateli raffreddare capovolti.

per la marmellata:
Lavare bene le arance e i limoni con acqua calda. Con un pelapatate, un coltellino o l'apposito strumento, tagliare la buccia delle arance a striscioline sottili tipo julienne (devono essere prive della parte bianca e amara) e mettetene da parte 100g.  Metterle in un pentolino e farle bollire per 20 minuti, poi scolrle e lasciarle raffreddare in acqua fredda.
Con un coltello o un pelapatate affilato pelare a vivo le arance, tagliarle a metà e togliere i fialmenti bianchi interni.
Metà delle arance tagliarle a pezzi e frullarle nel mixer, l'altra metà tagliarla a pezzetti piccoli.
Metterle entrambe in una ciotola e unire il succo dei limoni, l'estratto di vaniglia e i semini di cardamomo. Lasciare macerare un'oretta.

In una pentola alta e capiente versare lo zucchero e l'acqua, e far bollire per 10minuti in modo da ottenere una specie di sciroppo. Aggiungere quindi le arance macerate (a cui avrete tolto i semini di cardamomo) e le striscioline ottenute dalle scorze. Mescolare e lasciar bollire a fuoco medio (non troppo basso se no ci vorrà una vita, ma non troppo alto per non far scurire lo zucchero) per circa 1 ora e mezza.  La marmellata sarà pronta quando, versandone una goccina su un piattino e inclinandolo, questa faticherà un po' a scorrere. Se la volete più densa aumentate i tempi di cottura, ma considerate che una volta fredda diventerà più densa.
(Io verso la fine ho aggiunto anche 2 dita di Grand Marnier...tanto per gradire...)

Una volta pronta versatela caldissima nei vasetti quasi fino all'orlo, chiudeteli bene coi tappi e fateli raffreddare capovolti.




Biscottini con marmellata di arance e cioccolato
(per 30 biscottini)

Invece dei tondini di pan di spagna ho preferito fare dei biscottini friabilissimi non molto dolci, per non rendere troppo stucchevole l'abbinamento con la marmellata. Questo spiega le esigue quantità di zucchero...

  • 200g farina di riso (easyglut per me...se non siete intolleranti usate pure la 00 normale)
  • 125g burro freddo
  • 2 cucchiaini di zucchero
  • 1 cucchiaino di sale
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia (o di scorza di limone grattuggiata)
  • 5-6 cucchiai di acqua fredda fredda
  • 1 vasetto e mezzo di marmellata di arance
  • 170 g cioccolato fondente (senza glutine per me)
Tagliare il burro freddo a pezzettini e amalgamarlo con le dita alla farina, zucchero e sale, velocemente in modo che non si fonda col calore delle mani. Ne risulterà un composto sbricioloso e poco omogeneo. Unire un cucchiaio di acqua alla volta, fermandosi appena il composto diventa lavorabile. Troppa acqua vi darà un composto appiccicoso, quindi non esagerate.
Formare un cilindretto di pasta, come per i lemon meltaways, e lasciarlo in freezer per 10 minuti a solidificare.
Intanto sciogliere a bagnomaria il cioccolato, e con una sac-a-poche fare come delle monete(che abbiano lo stesso diametro del cilindretto di pasta) su dei fogli di carta forno. Fatene una trentina circa e lasciarli riposare in frigorifero.
Scaldare il forno a 180°.
Prendere il cilindretto di pasta e con un coltello affilato tagliare dei biscottini di mezzo centimetro circa di spessore. Posizionarli su una teglia coperta di carta forno e cuocerli per 13-15 minuti circa (per me 18 col mio forno mongolino) finchè non saranno leggermente (ma poco poco) colorati sui bordi.

Lasciar raffreddare per 20 minuti circa, poi stendervi sopra un velo di marmellata (io ho un po' esagerato...dopo ne ho tolta un po' perché non li volevo troppo dolci) e completare con le "monete" di cioccolato fondente.